Nella gestione delle patologie proctologiche vi sono solitamente dei comportamenti errati sul trattamento degli stessi in fase acuta.
Molti di questi comportamenti nascono e si tramandano nella visione “popolare” sulla gestione di queste affezioni.
Molti di questi comportamenti nascono e si tramandano nella visione “popolare” sulla gestione di queste affezioni.
Quando parliamo di questi comportamenti ci riferiamo quasi sempre alla gestione della patologia emorroidaria che come noto risente della più ampia varietà di cure.
Intanto è comune pensare che le emorroidi facciano male e tanto più il male è significativo tanto maggiore aumenta il rischio di trattamenti diversi prima di arrivare alla valutazione da parte del proctologo.
Cominciamo con il dire che le emorroidi non fanno male.
Quando questo si verifica ci si trova di fronte ad una trombosi, ossia alla formazione di un coagulo, dei cosiddetti vasi emorroidari “esterni”che sono dei vasi venosi che si trovano a ridosso della cute del margine anale che risentono di condizioni che hanno a che vedere con la stasi venosa, ossia il rallentamento del flusso sanguigno in una zona del corpo come quella anale dove la compressione data dalla seduta, il calore legato alla zona possono, a seguito di una sforzo fisico piuttosto che alla lunga persistenza seduto (come ad esempio dopo un lungo viaggio o una lunga biciclettata), causare una congestione e successiva coagulazione di sangue: in questi vasi con conseguente formazione di un nodulo più o meno grande, dolente spontaneamente e alla palpazione.
Questa circostanza determina una quadro di dolore e disconforto da parte del paziente che persiste per un periodo variabile sino a circa 72 ore e che non risente di alcun beneficio farmacologico. L’unico rimedio immediato è l’incisione dello stesso e lo svuotamento del coagulo che porta all’immediata risoluzione clinica. Talvolta tal circostanza si manifesta spontaneamente con la risoluzione del quadro. Naturalmente tale circostanza crea apprensione nel paziente perchè si ritrova un discreto sanguinamento spontaneo.
Altrimenti il processo tende a regredire con lentezza lasciando un nodulo che si riduce progressivamente e si risolve dopo alcune settimane.
Questa circostanza è comune anche nelle donne gravide.
In questo caso bisogna:
Evitare di mettere del ghiaccio localmente
Evitare di mettere pomate di ogni genere
ma:
Eseguire dei bidet caldi allo scopo di ridurre lo spasmo sfinterico che è la causa del dolore
Assumere un analgesico per os
Eseguire una valutazione proctologica precoce che permette al medico in ambulatorio di incidere e drenare il coagulo con estrema facilità
Il dolore anale è sempre conseguenza di uno spasmo anale e lo spasmo non si cura con le pomate ma con una dilatazione anale.
Quando è il dolore il sintomo prevalente non bisogna pensare alle emorroidi ma se non vi è alcuna tumefazione anale, alla presenza di una ragade anale, ossia una ferita nell’ano che condiziona uno spasmo anale reattivo.
Se invece c’è una tumefazione dolente, pulsante della regione perianale può essere un ascesso anale.
Anche in tale circostanza bisogna eseguire una precoce valutazione proctologica allo scopo di poter eseguire un drenaggio dello stesso.
Per quanto riguarda la relazione tra alimentazione e disturbi emorroidari è oggi dimostrato ad esempio non vi è alcuna relazione tra assunzione di peperoncino e crisi emorroidaria.
Alcuni alimenti possono determinare una alterazione dell’alvo non tanto per la loro composizione ma per una intolleranza.